Nucara risponde a La Malfa/Questioni disciplinari e divisioni politiche nel Pri Dalla fiducia al governo al lodo probovirale di Francesco Nucara Al Deputato Giorgio La Malfa Ai Senatori Antonio Del Pennino e Luciana Sbarbati Ai Membri della Direzione Nazionale Ai Membri del Consiglio Nazionale Ai Proboviri nazionali Ai Repubblicani La lettera fatta pervenire dall’on. Giorgio La Malfa via e-mail lo scorso 26 luglio è piena di contraddizioni, di alcune cose che non corrispondono alla realtà dei fatti e di qualche pietosa bugia. Sono stato sodale politico e sostenitore congressuale di Giorgio La Malfa per almeno un trentennio, anche quando l’attuale minoranza lo sbeffeggiava. Non mi sono mai piaciuti i preti, né i re né i tiranni. Non ho mai messo in discussione le opinioni di alcuno. Tutt’altro: ho favorito la partecipazione delle minoranze al dibattito politico, proponendo riforme statutarie affinché ciò potesse regolarmente avvenire. Da Segretario ho portato il Partito al Governo dopo 14 anni, e sono obbligato a risvegliare la memoria di Giorgio La Malfa, ricordandogli la sua nomina a Presidente della Commissione Finanze nel 2001, partorita dopo un mio travaglio di 12 ore consecutive e, ultima ma non ultima, la mia rinuncia alla carica di Ministro alle Politiche Comunitarie in suo favore. Ho rinunciato al seppur gratificante incontro con il Presidente Bush per dare soddisfazione, con la modestia che mi contraddistingue ma che spesso viene malintesa, alla pressante richiesta di chi, pur non avendone titolo, avrebbe potuto, parlando un fluente inglese, dare una punta di lustro in più alla nostra rappresentanza! Le bugie mi indignano. Chi, esponente del Partito Repubblicano Italiano, firma una mozione di sfiducia al Governo senza neanche avvertire il suo Segretario, e poi non partecipa alla Direzione che ha deciso in modo diverso, non ha titoli per condannare chi non adotta i suoi metodi. Chi ha sostenuto (1° aprile 2007): "Io posso fare politica anche senza il PRI" si accomodi pure. Chi sostiene che "se il Partito si vuole suicidare faccia pure, io non lo seguirò" (Corriere della Sera) è già fuori dal Partito stesso per sua esclusiva e autonoma scelta. Chi pensa al Partito-Taxi per implicitamente ottenere incarichi e prebende cambi pure partito. In quanto alle sbandierate (con toni da Cassandra da strapazzo) idee "anticipatrici", ricordo che, dopo essere stati eletti con Forza Italia nel 2006, Giorgio La Malfa mi propose di abbandonare l’alleanza di centro-destra per sostenere l’astro nascente del Governo Prodi. Non accettai, come qualunque persona seria e con un normale senso dell’onore (non solo politico), avrebbe dovuto fare a 30 giorni dalla sua elezione in un partito. Le dimissioni da Presidente di Giorgio La Malfa, con la motivazione di un ricambio generazionale e con la richiesta delle contemporanee dimissioni del Segretario, sono apparse (e non solo a me!) una evidente e maldestra proposta ridicolmente strumentale. Nel 2008 Giorgio La Malfa e il sottoscritto, dopo deliberato della Direzione Nazionale, vennero eletti con il PDL da capi-lista. Fu proposto da La Malfa al Partito di sciogliersi nel PDL e, comunque, Giorgio La Malfa si iscrisse al Gruppo del PDL, dal quale Gruppo ha ottenuto la nomina a componente della Delegazione Nato, nomina che tutt’ora, ripeto "tutt’ora", detiene con grande cura, pur non avendone titolo a norma di regolamento della Camera dei Deputati. Ha abbandonato la componente Repubblicana (e altri), all’interno del Gruppo Misto, senza neanche avvertire il Segretario del PRI, che ne era il Presidente. Per quanto riguarda la posizione di Del Pennino sull’appoggio a Pisapia, trattandosi di un ballottaggio, ho ritenuto di autorizzarlo, avendo peraltro il suddetto, nel corso della campagna elettorale, inviato una lettera, da lui stesso sottoscritta, insieme al Segretario e all’amico De Angelis. Mentre altri (Giorgio La Malfa guarda un po’!) candidavano ex-repubblicani e facevano campagna elettorale per partiti diversi da quello da cui adesso ne protestano l’espulsione, dolentemente rappresentandola quasi un parricidio.... Il problema era far eleggere un repubblicano a Palazzo Marino e, purtroppo, l’amico De Angelis non sarebbe stato eletto neanche se al ballottaggio avesse vinto la Moratti.... Per quanto riguarda i comportamenti di Luciana Sbarbati, sempre concordati con la Segreteria, inviterei Giorgio La Malfa a leggere gli Atti Parlamentari. Fin qui la storia. Veniamo al problema del lodo probovirale. Ripeto, per chi non era presente al Congresso, che ho sostenuto con il notaio Eramo, comune amico repubblicano, che sarebbe stato per me sufficiente ricevere da Giorgio La Malfa una "cartolina postale", in cui semplicemente dicesse che per il seguito del confronto politico egli si sarebbe adeguato, egli come gli altri, ai deliberata degli organismi repubblicani. Mi fu opposto un netto rifiuto. Benché i Proboviri eletti nel 2007 ne avessero già decretato l’espulsione, come Segretario del PRI ho rinviato il dossier al nuovo Collegio, continuando a offrire a Giorgio La Malfa la possibilità di un suo ripensamento, non sul merito, cosa che nessuno ha mai chiesto, ma sul rispetto delle regole statutarie. L’ultima richiesta, in tal senso, da parte della Segreteria fu fatta 2 giorni prima della celebrazione del 46° Congresso Repubblicano. Aspettiamo sempre quella "cartolina postale". Ricordo a me stesso che mi fu proposto di fare entrare i due deputati repubblicani nel sottogruppo dell’API. Anche in questo caso rifiutai, perché, per quel poco che parlo, voglio parlare da repubblicano, non in senso generico, ma da repubblicano iscritto al PRI. Non per nulla Giovanni Conti diceva: "Riconosco come repubblicani solo gli iscritti al PRI". Giorgio La Malfa invii questa "cartolina postale" e tutto potrebbe ritornare a posto con una decisione politica, seppure dopo la decisione dei Proboviri. Tanto dovevo per chiarezza ai Repubblicani. P.S. Onorevole La Malfa, in questa lettera pubblica mi corre l’obbligo di denunciare la Sua ennesima manifestazione di "sfacciataggine" nei confronti del Suo, che lo voglia o no, Segretario politico. Far rispondere, pochi giorni fa, la sua segretaria ad una lettera da me inviata "personalmente" a Lei è stato, Le assicuro, l’ultimo atto di protervia, ottusa e becera (fatto con l’evidente e miserabile scopo di offendere la mia persona), che "io" Le ho permesso. |